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Disseminazioni”, da poesia nasce poesia

LORELLA FERMO, Guidorizzi, Santese, Baudelaire e Shakespeare, cm 21 x 29, tecnica mista su carta, 2023

Inaugura una nuo­va Collana di Poesia dell’editore Proget curata da Alessan­dro Cabianca e, per la parte grafica, da Antonio Fiorito, un originalissimo libro a quattro mani di Lucia Guidorizzi ed Enzo Santese. L’o­riginalità consiste nell’aver scelto da parte dei due autori gli anniversari (di na­scita o di morte) di grandi poeti per tracciar­ne, a specchio, un profilo, come da me det­to nella prefazione, che qui segue integrale. Entrare nel giardino di Baudelaire a duecento anni dalla nascita (9 aprile 1821 – 31 agosto 1867, ricorrenza 9 aprile 2021), seguirne i sen­tieri, sentirne i profumi o attraversare le pagine di re Lear per pesarne l’inconsistenza, nel 457° anno del presunto anniversario della nascita di Shakespeare (23 aprile 1564 – 23 aprile 1616, ricorrenza 23 aprile 2021) o ascoltare “il la­mento / d’una musica gitana” (E. S., A Garcia Lorca) che sale sì dai borghi, ma più dai versi di dolore di Lorca (5 giugno 1898 – 19 agosto 1936, ricorrenza 5 giugno 2021) per la morte di Ignacio Sánchez Mejìas, è concesso solo ai poeti e, tra loro, a Enzo Santese.

Più che di pretesti, si tratta di occasioni per raccordare l’oggi poetico con quanti hanno se­gnato la rotta della poesia, di cui hanno indica­to o profondamente modificato il percorso; non quindi un semplice riandare a date o ricordi, ma ricreare, con passione, l’alto ufficio della poesia in un gioco estetico e concettuale per ri­scoprire l’humus o l’ambiente o il paesaggio nel quale quei versi hanno preso avvio o per bac­chettare con Parini (23 maggio 1729 – 15 ago­sto 1799, ricorrenza 23 maggio 2021) i “no­bili imbelli” (E. S., L’agio del vivere) di allora o l’odierno “andirivieni / di uomini in deriva di senso, gusto, / olfatto, visione”, riprenden­do il disprezzo di Baudelaire per il perbenismo (E. S., Fiori sempre accesi). Davvero sorpren­dente questa raccolta di versi a quattro mani, doppiamente sorprendente in quanto mette a specchio le interpretazioni di due poeti, Enzo Santese e Lucia Guidorizzi, che raccontano la loro scoperta della poesia dell’autore prescelto, di cui prendono a riferimento un anniversario: la data di nascita o di morte.

L’efficacia di questa poesia sta nell’impe­gno di raccordarla con la grande poesia di ogni tempo, in questo dialogo serrato che en­trambi i poeti cercano, non solo con i testi e le modalità di scrittura, ma anche con le per­sonalità e gli ambienti di ogni poeta. Questo confronto è davvero importante, sia sul pia­no della esegesi, sia sull’incidenza e sull’im­patto emotivo della poesia sul lettore attua­le, che ne può cogliere nuove angolature. Nel differente intreccio che le due letture ci offrono di ogni singolo poeta si coglie il valo­re e la novità dell’intero progetto, così, mentre Santese, entrato nel giardino di Baudelaire, co­glie “l’andirivieni / di uomini in deriva di sen­so, gusto, / olfatto, visione, nel mondo trafitto / da acuminate cariche d’ipocrisia” (E. S., Fiori sempre accesi) la Guidorizzi si rivolge al poeta in tono colloquiale: “Quali abissi sapevi evoca­re / sotto i cieli piovosi / della tua Parigi / quali vertigini visionarie / e quali terribili indomani” (L. G., Mon semblable mon frère). I due autori passano in rassegna alcune delle più grandi figure di poeti e narratori, oltre ai tre già accennati, da Schiller a Nietzsche, da Pe­trarca a Quasimodo, a Sciascia, a Luzi, a Kun­dera, a Wollstonecraft, fino ai circa cinquanta scelti e il dialogo appare molto concreto. I quasi ritratti e le reinterpretazioni (così si potrebbero chiamare) di poetiche, svelano, attraverso sin­goli momenti, il più ampio orizzonte entro cui si muovono i poeti scelti fino a forme di iden­tificazione o di comunanza tra mondi in appa­renza diversi e comunque lontani, non solo nel tempo.

Andrebbero messi di fronte, se non a confron­to, uno ad uno questi quadri che si rifanno alle date estreme, nascita e/o morte, per vedere da quale angolatura il poeta viene “radiografato”. Se ne può dare qualche altro esempio: nelle po­esie dedicate a Paul Celan (23 novembre 1920 – 20 aprile 1970, ricorrenza 20 aprile 2022), il grande scrittore romeno, ebreo in fuga dal nazismo prima e dal comunismo poi, Santese considera soprattutto il lato “di paura e dispe­rata sorte” della sua vicenda umana che la poe­sia riproduce quando: “Il messaggio in bottiglia dondola / sull’acqua al ritmo di tragiche armo­nie” (E. S., Memorie affogate nella Senna), mentre la Guidorizzi ne coglie il lato trasgres­sivo e l’inquietudine esistenziale: “Tradurre è un mandato crudele / che rinnega / trasgredire è tentativo / d’immortalità” (L.G., La lingua è un fiume). Di Pasolini (5 marzo 1922 – 2 novembre 1975, ricorrenza 2 novembre 2021) la Guidorizzi mette in luce il “testimone del proprio tempo” che guarda ai “giovani dagli occhi / di gazzella” “fanciulli sfolgoranti / di bellezza immortale” i quali però escono “dagli antri in rovina” “della città corrotta e antica” (L. G., Il fiore s-velato) cogliendo nella ricerca di bellezza di Pasolini la coscienza di una Roma in disfacimento men­tre Santese sottolinea la severità dello sguardo del poeta nei confronti della borghesia avida e perbenista. (E. S., Serenità apparenti).

Uno tra i “ritratti” più significativi della Guidorizzi riguarda Walt Whitman (31 maggio1819 – 26 marzo 1892, ricorrenza 31 maggio 2022) dove risuonano alcuni concetti ancora vivi nella po­esia di questo grande visionario americano: “Quando cammino nel bosco dimentico / ram­memorando il canto degli uccelli”, “scorgo al mio fianco le ombre / di poeti estinti e ragiono con loro / per un lungo tratto di strada”, “vive­re è arte che richiede attenzione” (L. G., Lode alla vecchiezza). E di “fisionomie dell’altrove” scrive anche Santese a proposito di questo po­eta: “Nell’occhio le fisionomie dell’altrove / e il poeta vede l’incrocio fra presenza / e assenza nel gran circo della realtà / apparente nelle for­me che sfumano” (E. S., Stoppie e steli). Ancora la Guidorizzi coglie di Francesco Petrar­ca (20 luglio 1304 – 19 luglio 1374, ricorrenza 20 luglio 2021) “l’aurea vaghezza” e “la mente melanconica” (L. G., Per vie segrete), con suor Juana Ines de la Cruz (12 novembre 1648 – 17 aprile 1695, ricorrenza 12 novembre 2021) stabilisce un dialogo di complicità quando scri­ve “…hai osato / investigare la terra / e il cielo varcando / tutti i mari”; “Lascia che i mediocri continuino / a pascolare il loro gregge / satol­lo di erbe insipide / e tu procedi controvento / spingendoti sempre avanti / con il tuo desiderio e la tua grazia” per non diventare “ostaggio del disinganno” (L. G., Lux Aeterna). Come si può notare da questi non troppo nu­merosi esempi, la poesia degli autori presi in considerazione è penetrata nei passaggi più significativi, viene spesso svelata nei punti di problematicità o, differentemente, ripro­posta nei momenti distensivi e ridenti, mai viene vista come semplice narrazione o im­pressione.

E nella integrazione delle letture scopriamo che ad ogni poesia, e potremmo dire di ogni poeta, viene data una immagi­ne prismatica, che ha anche valenza di lettu­ra critica oltre che di partecipazione emotiva. Molto significativo “l’incontro” di Santese con Luzi (20 ottobre 1914 – 28 febbraio 2005, ri­correnza 28 febbraio 2022) che permette una profonda riflessione sul fare poesia: “Inghiottiti dal vortice / di cose suggerite da doveri / e lo­giche del buon vivere / in corsa verso obiettivi sognati / abbiamo reso l’utile una gemma / bril­lante nelle vetrine dei desideri / e la poesia è lì in scaffali di polvere / la muffa ricopre il verso / di lanugine chiara, come velluto / avvolgente in capsule di silenzio / percezioni di realtà sortite dal ritmo / di musiche capziose dentro enigmi / di alfabeti scritti con segni maiuscoli / per na­scondere il fumo denso del dire. / Seguiteremo a pensare il mondo / dentro regole di precisi battiti / nelle norme fisse del tempo / e diremo alle pagine del diario / di attendere solo bugie vestite / di verità dolci e inesistenti” (E. S., Nel vortice).

Sono riflessioni che riaffiorano qua e là nel percorso di entrambi i poeti, un problema ineludibile per chi con verità, non con fal­se prospettive, si accosta allo scrivere poesia. Così Guidorizzi: “Avventurarsi al centro del magma / in una controversia di fuoco e di gelo / scavare al pari di un’ostinata talpa / alla ri­cerca di fondamenti invisibili” (L. G., Avven­turarsi nel magma) dove, nel riprendere alcu­ni tratti, o parole, dei versi considerati, si può individuare un altro dei procedimenti adottati dai nostri due poeti, quello della rilettura o ri­collocazione di concetti chiave dell’autore con­siderato per trasferirli nel proprio mondo. La “ricerca di fondamenti invisibili” è un tratto essenziale di Luzi, ma è anche un tratto es­senziale della ricerca poetica della Guidorizzi.

Se ogni poeta avesse questa propensione all’in­contro, il desiderio, e la necessità, potrei dire, di confrontarsi con altri poeti, quanto meno si scriverebbe e quanto più ci si aprirebbe all’a­scolto, alla lettura, alla introiezione della vera poesia per poter segnare un ulteriore passag­gio nel percorso infinito della scrittura, con la consapevolezza di non aver barato! Incontri, incroci, interpretazioni e molti altri attributi si potrebbero applicare a questa originalissima ricerca di Enzo Santese e Lucia Guidorizzi sul­la poesia, sui poeti, sulle esperienze di vita che hanno portato uomini di particolare capacità introspettiva a tradurre in parole stati d’animo, emozioni, concetti, financo ricerche spirituali e morali, per lasciare un segno nel procedere dell’uomo alla scoperta del vero.

Alessandro Cabianca

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