
Il nuovo romanzo di Silvia Favaretto, autrice versatile e coraggiosa, sempre pronta ad immergersi in nuove avventure dello spirito, sprigiona fascino fin dal titolo. “Viola Pervinca”, Mazzanti 2023, è speculare e asimmetrico rispetto al precedente “Verde Laguna”, Mazzanti 2022. Entrambi parlano delle sue nonne, paterna e materna, ma in modi completamente diversi. Se il primo è ambientato a Venezia, il secondo ha come scenario l’entroterra veneto. Ci sono connessioni profonde tra le figure dei suoi familiari e il territorio in cui vivono: ne emerge un romanzo corale, composto da una polifonia di personaggi.
Ogni capitolo si apre con la descrizione delle case di una volta che si manifestavano come veri e propri organismi viventi e raccontavano la vita di chi le abitava. Le case di un tempo costituivano il sacro omphalos intorno al quale si svolgeva l’esistenza. Anche se i suoi abitanti erano condotti lontano dal destino, dalle guerre, emigravano in terre lontane, la memoria della casa teneva nel cuore il focolare sempre acceso. Questo legame con le proprie radici è raccontato con profonde capacità empatiche e volontà di investigare il passato per comprendere il senso del presente e del suo divenire. Il ritratto che Silvia Favaretto fa della sua famiglia, dell’amore e del dolore che l’attraversa, è imprescindibilmente legato all’amore per la terra e per i suoi frutti. Ora quel mondo rurale, semplice e dignitoso, è scomparso e restano, disseminati in una campagna sempre più urbanizzata, scheletri spettrali di vecchie case coloniche abbandonate. Questo romanzo, magicamente, restituisce alle abitazioni di una volta vita e sostanza, riscattando le loro storie dimenticate. Viola pervinca è il colore che Silvia associa alla nonna paterna Irma, che compare bambina con un abito di quel colore sulla copertina del libro al centro di una fotografia in bianco e nero, circondata dai componenti della sua numerosa famiglia patriarcale, spezzando così l’omogeneità della composizione. Il viola pervinca, a metà strada tra il blu e il viola, si indossa in occasione di matrimoni ed è associato all’armonia spirituale, all’equilibrio, alla fedeltà. La pervinca, o viola della Strega, è una pianta sacra alla Grande Madre ed è il colore preferito della nonna Irma che ha trasmesso a Silvia il valore della gioia e della gratitudine. Il suo nome deriva dal latino vincire, che vuol dire legare, per la capacità della pianta di ancorarsi al terreno con le numerose radici, oppure da vincus, flessibile, in riferimento ai suoi fusti sottili e flessibili. La vena narrativa di Silvia in questo libro si dirama in molteplici direzioni, riservando un capitolo per ognuno dei membri della sua numerosa famiglia, raccontandone il carattere e le inclinazioni, le scelte e le svolte significative.
Come nel romanzo dello scrittore brasiliano Jorge Amado “Dona Flor e i suoi due mariti”, “Viola Pervinca” è pieno dei sapori dei piatti semplici, ma saporiti e genuini della cucina veneta. L’ultima parte è dedicata a un ricettario costituito da antipasti, primi, secondi, contorni, dolci e bevande. Leggendo queste pagine che evocano un patrimonio di tradizioni culinarie legate alle feste e alle ricorrenze che scandivano l’anno, si percepisce l’odore buono delle cucine di una volta, come quella in cui la nonna Irma cucinava con amore e passione e il profumo che sprigionavano i suoi manicaretti era quello della vita stessa.
Lucia Guidorizzi