Il mare è una stratificata realtà di metafore intercomunicanti tra loro, a partire dalla sua capacità di segnalare allo sguardo quella magica linea di congiunzione tra acqua e cielo, l’orizzonte appunto, capace di rimandare peraltro a un “oltre” che il pensiero e l’immaginazione spostano continuamente verso l’idea di infinito. In tale contesto il Festival della Poesia di Pirano (16, 17, 18 settembre), giunto quest’anno alla seconda edizione, dissemina nei punti più emblematici della cittadina i luoghi dove i poeti faranno risuonare le loro anime, sommosse anche e soprattutto dall’atmosfera salsa di un mare, dove si celebra lo slancio a condividere emozioni e stati d’animo che dalla salsedine partono e ad essa arrivano in un ideale moto circolare.
Secondo il filosofo francese Jean-Luc Nancy il fare poetico (che è quasi espressione tautologica: poièin in greco significa proprio “fare”) contiene in sé, nel suo svolgersi nella mente dell’autore e sulla pagina bianca il senso, quel complesso di opzioni concettuali che conducono poi il lettore alla definizione di un percorso logico. Proprio per questo Nancy sostiene oggi più che mai la necessità e la resistenza della poesia. Questa è fluido che scorre sull’essenza di temi, atti ad originare un autentico corto-circuito tra il motivo di partenza e il processo di svolgimento del testo.

Il mare è davvero una sorta di arma a doppio taglio, nel senso che, da una parte, ci può essere la deriva verso il banale e lo scontato, dall’altra però – e questo ovviamente è l’ambito che ci interessa – rivela la fluttuazione in uno spazio liquido, dove le correnti di profondità portano sulla superficie e, quindi, alla conoscenza dei lettori (o ascoltatori) quei significati che, quasi per un fenomeno di continua germinazione, fanno scaturire in successione riflessi della sfera etica ed estetica; il tutto con agganci ai toni lirici, narrativi, dentro trasfigurazioni che, anche quando svaporano il residuo fisico della salsedine, scoprono le articolazioni del sentimento. Da questo punto di vista, ci sentiamo di utilizzare proprio per la poesia (e a dir il vero per qualsiasi forma di creazione d’arte) quanto Kandinsky dice per la pittura nel saggio “Lo spirituale nell’arte”: essa nasce da una “necessità interiore”.
Quando si legge o si ascolta poesia l’augurio è quasi sempre quello di destare quella scintilla che possa svelarci gli orizzonti più intimi della coscienza e ci mostri le immagini nascoste nel nostro mondo privato, con la consapevolezza tipica di chi desidera arricchire il proprio bagaglio visionario ed esperienza del reale. La poesia, se non è fredda costruzione di ritmi e pensieri, ha la forza di far viaggiare instancabilmente nell’anima, di farsi chiave d’apertura di quelle porte che talora nel mondo odierno appaiono blindate dall’omologazione culturale, dalle etichette oratorie e dalle vuote celebrazioni letterarie.
Spesso è dato sentire la vibrazione delle cose che il poeta percepisce pensando al dato fisico, alla realtà concreta, ai riverberi metaforici e simbolici, alla storia di secoli e alla cronaca di ogni giorno, agli effetti su lui stesso prodotti dalla vicinanza al mare e ai suoi tesori. In questo ci soccorre sempre con sempre sorprendente modernità di suggerimenti il pensiero di Wassily Kandinsky che, nel suo tempo, auspica l’avvento di un’epoca di profonda spiritualità, peraltro al giorno d’oggi non ancora arrivata. Il che vale ovviamente per ogni espressione della creatività (vieppiù, secondo noi, per la poesia) e dà corpo a una delle utopie della modernità, cioè che la vita dello spirito proceda comunque con lenta progressione verso l’alto, come l’“angolo” acuto di un triangolo, e che l’arte debba essere intesa come espressione di una “necessità interiore”, derivata da uno slancio deciso nella ricerca dell’interiorità, non da invenzioni puramente formali, bensì da indagine su problemi di contenuto.

Il Festival della Poesia del Mare si apre sotto gli auspici di una nuova rinascita, dopo quasi due anni di severe restrizioni dovute alla situazione pandemica generale. È appuntamento che richiama attorno a uno specifico genere letterario l’attenzione di un pubblico più ampio rispetto a quello solitamente attratto dalla disciplina.
Per questo il concorso di poesia che fa da battistrada all’evento mira a diffondere anche e soprattutto nei giovani l’interesse per l’impegno compositivo e il confronto con le altre personalità partecipanti all’incontro.
In quest’edizione poi, oltre al perimetro tematico classico, i motivi ispiratori si dilatano alla musica in onore del 330° anniversario della nascita di Giuseppe Tartini (Pirano, 8 aprile 1692- Padova, 26 febbraio 1770).
C’è una poesia di Umberto Saba, Ulisse della silloge “Mediterraneo” del 1946, che ben inquadra i benefici di cui è generoso il mare: Nella mia giovinezza ho navigato / lungo le coste dalmate, isolotti / a fior d’onda emergevano ove raro / un uccello sostava intento a prede / coperti d’alghe scivolosi al sole / belli come smeraldi. Quando l’alta / marea e la notte li annullava vele / sottovento sbandavano più al largo, / per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno / è quella terra di nessuno. Il porto / accende ad altri i suoi lumi; me al largo / sospinge ancora il non domato spirito / e della vita il doloroso amore. Quella “terra di nessuno” è il regno del silenzio, dove il rumore delle onde contro la costa è quasi il racconto che secoli di storia hanno “pescato” sulla superficie dell’acqua e nelle profondità; qui, quando l’uomo non è passato con la sua forza devastatrice, vive un microcosmo (o meglio un macrocosmo) ancora in parte inesplorato nelle sue presenze, nelle sue magie e nelle sue potenzialità.
Gli autori impegnati nel Festival (Maurizio Benedetti, Lorenzo Viscidi Bluer, Sabrina De Canio, Franco Di Carlo, Lucia Guidorizzi, Emanuele Laterza, Gašper Malej, Annachiara Marangoni, Roberto Marino Masini, Guido Oldani, Barbara Pogačnik, Francesco Sainato, Jure Vuga) provengono da varie zone di Italia e Slovenia, appartengono a generazioni, formazioni di base, convinzioni concettuali e filosofiche differenti e formano un ideale mosaico che ha il suo punto nodale a Pirano, nella Casa Tartini, portata recentemente allo splendore che merita la sua storia; ora si riconferma nella sua vocazione di centro culturale di prim’ordine, attivo nelle sue proposte e capace di aggregare intellettuali di varia estrazione e provenienza. Dalla sede della Comunità Italiana, come nella precedente edizione, il Festival della Poesia del Mare si “muove” con la scansione delle letture e incontri in programma in un quadrante che congiunge la Casa Tartini al Chiostro Francescano, alle saline di Sicciole, al Faro di Pirano, stringendo quindi in un virtuale abbraccio la cittadina, che risponde sempre in maniera davvero significativa alla sua tradizione marinara.
I motivi ispiratori si imperniano sul mare ma si allargano a raggiera al rapporto tra l’uomo e il mare nella dinamica quotidiana del vivere; il mare, alveo di scorrimento di fantasie che suggeriscono magie di segni, colori e parole; vicende della storia e della cronaca; aspetti di costume e cultura dei Paesi che si affacciano all’Adriatico, che consentono alla sensibilità e alla fantasia dei singoli di spaziare anche oltre l’orizzonte tematico e fisico.
E. S.