
Il 2021, settecentesimo anno dalla morte di Dante Alighieri, è caratterizzato da tantissime iniziative culturali volte a celebrare la memoria del Sommo Poeta, tra le quali quella organizzata da Enzo Santese nella splendida cornice di Villa de Claricini Dornpacher a Moimacco, in provincia di Udine. Si è trattato di una kermesse dantesca articolata in due incontri, il 6 e il 13 luglio, in cui vari poeti hanno celebrato la “Divina Commedia” leggendo e commentando alcuni canti. Perché la scelta di questo luogo in particolare? Perché nel 1466 il conte Nicolò de Claricini, trascrisse la “Commedia”, arricchendo così il suo casato di uno dei più antichi codici danteschi friulani, editato a Cividale del Friuli.
Questi due incontri, rientrano in un programma più ampio e articolato, caratterizzato da eventi di vario genere, mostre d’arte, concerti, conferenze e visite alla villa, finalizzati a ricordare il Poeta Immortale, i cui versi, capaci di imparadisare i nostri inferni, rifioriscono perennemente. La forza della poesia sta nella sua attualità, nella capacità profetica di guardare al futuro e alle sue possibilità infinite. Pur se legato al suo tempo, Dante ha saputo cogliere condizioni e situazioni in cui ancor oggi ci riconosciamo. Il suo desiderio è il nostro ed è quel sidereo Amore che ci muove, oltre ogni lacerazione e conflitto. E l’Amore, nel suo empito più alto non può che farsi Opera, celebrando l’umana avventura.
Dante, avventurandosi per gli aspri sentieri della Sapienza, attraversa soglie, oltrepassa confini, anche quello che separa i vivi dai morti, interpellando uomini e donne che hanno fatto esperienza del Bene e del Male, e lo fa varcando selve oscure, foreste spesse e vive, attraversando il fuoco e il gelo, tra fiamme che bruciano e altre che purificano. Timoroso e coraggioso, dialoga col passato e col futuro, considera le contraddizioni del presente, viaggiando nella notte oscura dello scoramento, per giungere alla visione ineffabile del Divino. Nel corso del suo processo conoscitivo, il poeta ci insegna l’autentica compassione: quando nelle buie infere contrade incontra le anime dei dannati, soffre con loro, ma c’insegna pure lo sdegno e la rabbia nei confronti dei vili e degli empi. Il suo modo di esitare, di turbarsi o di provare autentica pietas verso i suoi interlocutori, la sua curiositas diretta ad alcuni personaggi che lo attraggono o lo respingono, rivela quanto le sue parole celano.
Ogni poeta che ha partecipato alle letture dantesche, organizzate da Enzo Santese a Villa de Claricini, ha colto aspetti particolari presenti nei personaggi della “Divina Commedia” e nel significato dell’opera, entrando in profonda consonanza con loro. Ad esempio, anche due figure femminili apparentemente diverse come Francesca da Polenta e Piccarda Donati, una all’Inferno nel vortice delle anime lussuriose e l’altra in Paradiso, nel cielo della Luna, dove si trovano le anime difettive che mancarono i voti, presentano alcune affinità. Francesca e Piccarda hanno entrambe subito i doveri imposti dal loro status sociale, la loro vita è decisa da altri. Francesca è costretta a sposarsi con Gianciotto Malatesta che poi lei tradisce con il cognato Paolo; Piccarda è tratta fuori dal convento dal fratello Corso e mandata sposa con Rossellino della Tosa, violento esponente dei Guelfi Neri.
Attraverso i due dialoghi con Francesca da Polenta e con Piccarda Donati, Dante riflette sulla condizione della donna vissuta nel suo tempo, dimostrandosi capace di addentrarsi nella complessità dell’animo femminile. La sua sensibilità nel cogliere condizioni e situazioni varie e complesse sa entrare in consonanza col nostro tempo presente in un fluire poetico perenne.
Lucia Guidorizzi