Home Letteratura Nel segno di Gabriella Valera, ambasciatrice di luce

Nel segno di Gabriella Valera, ambasciatrice di luce

Febbraio è iniziato con una grave perdita per il mondo della poesia, della cultura e dell’u­manità: si è spenta Gabriella Valera, docente universitaria e scrittrice, instancabile promo­trice di eventi culturali, che si è sempre spe­sa con passione e abnegazione per favorire l’amore della poesia, soprattutto nei giovani. Ideatrice e organizzatrice del Concorso inter­nazionale di poesia e teatro “Castello di Dui­no” e del Forum mondiale dei giovani “Diritto di dialogo”, ha arricchito la vita di moltissime persone con la sua generosità, il suo entusia­smo, la sua allegria e lascia un grande vuoto, ma anche un profondo senso di gratitudine e riconoscenza in tutti coloro che hanno avuto la fortuna d’incontrarla. Era piccola e minu­ta, ma con una grandissima forza d’animo ed energia; ci si dimenticava che ormai da mol­ti anni lottava contro un male implacabile, con coraggio e serenità e fino all’ultimo non ha permesso alla malattia di sopraffarla e di spegnere la sua progettualità. Gabriella era una strenua paladina della Poesia che vive­va come esperienza di gioia, promuovendola e valorizzandola in ogni occasione, era capace di ascolto autentico e di profonda attenzione per la scrittura altrui, di cui sapeva cogliere le tonalità più nascoste e segrete. Dava fidu­cia e riconoscimento alle persone che di que­sto le erano riconoscenti e la sua autenticità la rendeva libera da ogni orpello accademico: ogni incontro con lei rendeva migliori, perché sapeva sempre accogliere l’umanità di chi in­contrava, considerandola preziosa.

L’ultima volta che ho visto Gabriella è stato lo scorso giugno a Trieste, al Giardino San Mi­chele, dove aveva voluto, con la sua innata ge­nerosità, organizzare una lettura delle poesie di Marinella Cossu e delle mie nell’ambito del­la “Festa della Poesia 2020”, interrotta dalla pandemia: quello era il primo evento cultura­le al quale partecipavo dopo tanto tempo. Ma dopo quell’incontro che ricordo con gratitu­dine, ce ne sono stati molti altri: ogni merco­ledì ci si vedeva sulla piattaforma Zoom per gli incontri di “Poesia e Solidarietà”. Erano momenti che lei sapeva rendere spontanei, in­tensi e coinvolgenti: la sua attenzione era ri­volta a tutti i partecipanti. Rileggendo i versi del suo ultimo libro “Scendevamo giù per la collina”, edizioni Battello 2019 (prefazione di Claudia Azzola e postfazione di Enzo Santese) comprendo che costituiscono una ricchissima eredità per la complessa varietà di contenu­ti, ma soprattutto per la profonda umanità che li pervade. Il libro è corredato dalle in­tense incisioni di Ottavio Gruber, suo sposo, artista e poeta, col quale Gabriella aveva un bellissimo rapporto d’intesa e complicità in­tellettuale, al punto da costituire per tutti un luminoso esempio di quanto una coppia possa essere felice. Gabriella amava la musica e la sua poesia è pervasa da una profonda musica­lità, ma anche si batteva per il diritto di dia­logo e si ergeva a difesa delle persone più fra­gili ed esposte, affrontando tematiche sociali e di attualità. Negli ultimi tempi coltivava il progetto di lanciare Trieste come Città del dialogo riconosciuta dall’Unesco, progetto di cui mi aveva parlato con speranza e timore, ti­more che il tempo restante non le permettesse di realizzare questo sogno. Gabriella Valera, con la sua forza gentile, con la sua generosa abnegazione e impegno ha reso il mondo un luogo migliore e ci ha lasciato un’importan­te eredità che dobbiamo raccogliere e portare avanti, perché i suoi doni di luce continuino ad operare in nome dell’arte, della bellezza e della poesia.

Lucia Guidorizzi

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