Home Letteratura La personalità eclettica e innovativa di Laura Marchig

La personalità eclettica e innovativa di Laura Marchig

Laura Marchig (Fiume, 1962) è intellettuale colta e raffinata, direttrice dal 2004 al 2014 del Dramma Italiano, Compagnia Stabile ita­liana che opera in seno al Teatro Nazionale Croato “Ivan Zajc” di Fiume, caporedattrice dal 2003 al 2009 della rivista di cultura “La Battana” (EDIT, Fiume), traduttrice, critico e regista teatrale, giornalista specializzata in argomenti culturali, autrice di saggi e raccon­ti, performer e realizzatrice di progetti in cui unisce la poesia al teatro e alla musica jazz.

Si è laureata in Lettere Moderne all’Univer­sità degli Studi di Firenze con una tesi sullo scrittore e concittadino Enrico Morovich. Ap­partiene a quella generazione di autori che nei primi anni Ottanta dello scorso secolo è sta­ta protagonista del rinnovo della letteratura istro-quarnerina, sia sul piano delle scelte lin­guistiche e formali, sia su quello dei contenu­ti. Poetessa dalla più tenera infanzia, quando la scoperta della parola si lega al gioco, al pia­cere di articolare i suoni, Marchig ha al suo attivo numerose raccolte poetiche premiate ad importanti concorsi e tradotte in diverse lingue. È del 2009 la raccolta T(t)erra, edita dalla Casa editrice EDIT di Fiume quale di­ciottesimo volume della collana “Altre lettere italiane”. Dopo la raccolta Dall’oro allo zolfo, edita nel 1998 nell’ambito della collana “Bi­blioteca Istriana” (Unione Italiana di Fiume / Università Popolare di Trieste), T(terra) offre la summa della più recente produzione liri­ca di questa originale voce poetica, tra le più interessanti della contemporanea letteratura italiana dell’Istria e di Fiume.

Formatasi nel clima culturale fiorentino, Lau­ra Marchig ha fatto tesoro della più fine poesia di tutti i tempi: Villon, Yeats e Rimbaud, Cve­taeva, Plach, Dickinson sono solo alcuni poeti di riferimento, che hanno di certo alimentato una innata vocazione poetica e sostenuto la ricerca personale, fondata sulla convinzione che la poesia sia l’invisibile respiro della vita. Nella postfazione a Dall’oro allo zolfo, riflet­tendo sul significato e sul ruolo della poesia nella sua vita, Marchig ha rilevato: “Diverse sono state, […] le stagioni del dolore, a cui sono seguite le riprese, le fughe in un risco­perto intimismo: come a dire, tentare di sal­varsi. La poesia più che seguire questo “essere poeta”, lo ha, come sempre, sostenuto”. Salita alla ribalta nel 1988 come vincitrice del pri­mo premio per la lirica al ventunesimo Con­corso d’arte e di cultura “Istria Nobilissima” con il florilegio Raccontare uomini, in un in­tenso itinerario poetico Marchig ha innovato nel tempo lo stile e la tecnica espressiva, ma già le prime prove poetiche testimoniano di un modo di far poesia di certo coraggioso, in­solito ed innovativo nel suo contesto che, pro­prio per il carattere sperimentale e trasgressi­vo, è l’esempio più evidente di quel ricambio generazionale che ha segnato una svolta nella letteratura istro-quarnerina nei primi anni Ottanta dello scorso secolo. Di questa lette­ratura, che tuttora mostra tutta la sua vitali­tà, Marchig è una delle esponenti più dotate e originali

Fin qui l’autrice di liriche, quella che cono­sciamo meglio. Ma una personalità poliedrica e dotata di talento non poteva che stupirci. Lo ha fatto recentemente nella veste di narratri­ce con il romanzo Snoopy Polka sottotitolato “noir balcanico”, un’etichetta che vale comerichiamo nei confronti del lettore. Il roman­zo d’esordio di Marchig è stato pubblicato nel 2015 nella Collana “Narrazioni” curata da Diego Zandel per la Casa editrice Oltre Edi­zioni (Sestri Lavante), la stessa Casa editrice che nel 2013, sempre nella collana “Narra­zioni”, ha pubblicato La bacchetta del diret­tore di Nelida Milani. Il romanzo di Marchig è stato tradotto in lingua croata nel 2020 da Shura Publikacije di Abbazia. La traduzione è di Lorena Monica Kmet che ricordiamo per aver tradotto in lingua croata molte opere di Fulvio Tomizza.

Snoopy Polka è un romanzo pungente e pres­sante che si legge d’un fiato, scritto con mae­stria a “suon di musica”. È una discesa grot­tesca nell’insensatezza del presente. Infatti, la vicenda è narrata in forme spesso grottesche ma con forti connessioni con la cronaca reale contemporanea. Il ritmo è veloce, cinemato­grafico: non è difficile individuare nel roman­zo un tocco tarantiniano, come ha evidenziato il critico Roberto Dedenaro (il critico allude al film Pulp fiction del 1994 che ha consacrato il regista Quentin Jerome Tarantino). La trama del romanzo non è lineare e in questo è simi­le alla trama di Pulp fiction: è un intreccio di storie diverse e allucinate, apparentemente scollegate.

Con una scrittura vorace e inesausta, che tut­to fagocita e inghiotte finanche se stessa, nel romanzo Marchig presenta uno spaccato della Croazia contemporanea con i suoi troppi vizi ed i suoi pochi valori, un mondo moralmente corrotto e degradato dominato dagli intrecci perversi tra malavita e criminalità politica. Il risultato è un corpo narrativo squassato che si diffonde attraverso squarci, pronto a ger­minare nuove narrazioni prive di strutture costrittive. Con tono divertito, dietro al quale si cela il malessere dell’autrice per lo stato in cui versa la Croazia dopo la guerra dei pri­mi anni Novanta dello scorso secolo che ha portato alla dissoluzione della Jugoslavia, Marchig approda al surreale quando, in una miscela di orrore e levità, di tragico e di comi­co, descrive con sarcasmo lo stato di un paese allo sbando in cui si è sviluppato un sistema che esalta l’arte della truffa come fosse una virtù piuttosto che una colpa. In questa pri­ma prova narrativa, incalzante ed avvincente, piena di colpi di scena, di sfasature di piani e di imprevisti, Marchig sperimenta nuovi codi­ci, usa frasi corte, scene violente, personaggi dalla psicologia impenetrabile e complessa e situazioni grottesche che sfiorano il limite del verosimile. Il risultato è il quadro alquanto sconcertante di un “paese noir” che privile­gia una mentalità primitiva molto diversa da quella dell’autrice, che per questo prova di­sgusto per la “balcanizzazione” cui sono sot­toposti i luoghi, nello specifico l’immaginario paese mai esplicitamente nominato della Dal­mazia in cui si colloca l’azione, luoghi sotto­posti alla cancellazione dell’identità locale. Il termine “balcanizzazione” ha connotazioni negative e allude a comportamenti estranei a quelli dei miti abitanti autoctoni del paese. Sono comportamenti violenti e volgari che de­turpano intere aree della Croazia, quelle che, come la Dalmazia, nella storia hanno dato esempio di grande civiltà. Ora, invece, sono sottoposte all’arroganza di chi impone abitu­dini che si contrappongono alla natura di una minoranza mite, di una esigua comunità ere­de di una cultura millenaria e di quello spirito mediterraneo che implica, tra l’altro, anche la pacifica convivenza tra culture da sempre in contatto. Lo sdegno morale dell’autrice trova in questa prova narrativa la propria vibrante manifestazione: difatti, con spirito corrosivo e con disinvolta energia linguistica, Marchig condanna una realtà per la quale prova un’e­vidente repulsione: il lettore non può che pro­vare lo stesso sentimento.

Snoopy Polka acquista un posto importante nella produzione dell’autrice e si discosta dai modelli tradizionali di molta narrativa istro-quarnerina. L’opera è la summa di un notevo­le pedigree giornalistico, di un’esistenza pas­sata a scrivere, ad esercitare e affinare lo stile. Marchig, difatti, ha scritto molto, siccome ha sempre considerato la scrittura come esercizio “artigiano”: articoli incentrati su argomenti culturali, testi di critica teatrale, di saggisti­ca, racconti, prosa d’arte, testi per il teatro. Avvincente e coinvolgente, oltre che scritto in modo originale, Snoopy Polka è il passe-partout per una temeraria esplorazione della tenebra umana e culturale, sociale e politica: è la descrizione incisiva, cruda, con punte di noir accentuato, di un quadro morale cupo e problematico. È un libro provocatorio e rag­gelante per il dominio allargato dell’aberra­zione: è un libro amaro per la precisa e spie­tata radiografia che fornisce della corruzione e della violenza. Ma è anche un libro che offre un contributo di rilievo alla sperimentazione di un linguaggio che, se si vuole giudicare di consumo, è certamente di qualità letteraria: non è detto che un libro che, come Snoopy Polka, aspira ad essere anche di “consumo”, debba rinunciare di necessità alle qualità for­mali e alla cura dello stile.

In conclusione rileviamo il coraggio della Marchig nell’affrontare i problemi reali di una parte dell’odierna società croata con l’ambi­zione di rappresentarli in modo intelligente e con strumenti letterari di indiscutibile spes­sore, contribuendo al compito di una forma­zione civile che non è mai secondario nella letteratura di qualità. Questo significa porsi come obiettivo l’essere critici, polemici, liberi, e assumere al contempo un chiaro impegno politico: utilizzare, cioè, un genere che rien­tra nella cosiddetta letteratura di consumo per denunciare precisi problemi sociali con una evidente carica morale e deontologica (si ricorda che non tutta la letteratura detta di consumo è necessariamente “di consumo”).

Elis Deghenghi Olujić

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