Ci sono vite e destini che s’intrecciano in forme misteriose ed inesplicabili. L’ultimo incontro letterario a cui ha partecipato Luis Sepùlveda, prima che il coronavirus se lo portasse via il 16 aprile 2020, è avvenuto in occasione del festival della letteratura Correntes d’escritas a Povoa de Varzim, cittadina portoghese che ha dato i natali ad Eca de Queiros (25 aprile 1845), grande scrittore che aderì al gruppo eterogeneo di intellettuali portoghesi della generazione del ‘70 che auspicava una modernizzazione della cultura e della politica del
Portogallo nella seconda metà dell’Ottocento. Che cosa accomuna Eca de Queiros a Luis Sepùlveda? Entrambi hanno desiderato trasformare lo stato delle cose grazie alla loro inquietudine esistenziale e al desiderio di sperimentare. Il cileno è uno scrittore “comprometido” che non si è mai tirato indietro nella sua militanza politica ed ambientalista ed il suo impegno copre la seconda metà del Novecento e i primi vent’anni del nuovo millennio. Esordisce con un racconto considerato pornografico dal preside del suo liceo, a Santiago del Cile. Egli stesso racconta: “Era il ‘63. Ci innamorammo tutti della nuova professoressa di storia, la signora Camacho, una pioniera della minigonna”. Un compagno di classe gli chiese di scrivere una storia su di lei che finì nelle mani del preside: “Questa è pornografia” mi disse. Provai a replicare: “Letteratura erotica”. “Pornografia – tagliò corto – ma scritta molto bene”. La scrittura di Sepùlveda è diretta, immediata, capace di parlare agli adulti come ai bambini, attraverso immagini intense e cariche di forza comunicativa. Riesce a coinvolgere con il suo linguaggio semplice e capace di emozionare. Ha scritto “Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare” (1996) da cui fu tratto il famoso film d’animazione di Enzo D’Alò, “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza” (2013),” Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa”, (2018). Si tratta di fiabe che ricordano quelle di Fedro, anche se il loro messaggio filosofico è più articolato. Il primo grande successo editoriale di Sepùlveda è legato al libro “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” (1989), in cui già emerge la sua sensibilità nei confronti della natura e dell’ambiente.
Per lui il valore immaginativo è importante perché aiuta a conservare freschezza di sguardo. Nato in Cile nel 1949, cresce in un quartiere proletario di Santiago. Fin dalla prima giovinezza legge con passione le opere di Garcia Lorca, Antonio Machado, Gabriela Mistral e, durante la presidenza di Salvator Allende, si iscrive al partito socialista. Impegnato politicamente, viene arrestato due volte e condannato all’esilio durante la dittatura di Pinochet. Alla fine degli anni Settanta del secolo scorso si trasferisce in Europa, prima ad Amburgo, poi a Parigi ed infine a Gijòn, in Spagna.
Si dichiara nemico del neoliberismo, ecologista convinto, riottiene la cittadinanza cilena nel 2017. Nelle sue opere, edite in Italia in gran parte dalla casa editrice Guanda, sono raccontati gli spazi immensi della pampa argentina come in Patagonia express. Appunti del sud del mondo (1995) o quelli del deserto cileno, evocati in tutto il loro splendore come ne Le rose di Atacama (2000). In lui è presente una profonda devozione nei confronti della natura e dei suoi equilibri fragili e preziosi, ma anche un rispetto reverenziale per la sua essenza più selvaggia ed indomabile. Luis Sepùlveda è molto amato in Italia e considerato un punto di riferimento culturale per tantissime persone oltre che un esempio di resistenza e di volontà di lottare contro ogni forma di ingiustizia e la sua perdita, in questo periodo già così difficile, ci ha lasciati ancora un po’ più soli.
Lucia Guidorizzi