Lucian Blaga nacque nel 1895 il 9 maggio 1895, a Lancràm, cittadina transilvana di pianura, immersa in un paesaggio naturale incantevole, vicino alle montagne, figlio di un prete della Chiesa ortodossa romena, persona istruita, buon conoscitore, come molti transilvani romeni colti, della cultura dei sassoni transilvani e della cultura tedesca in genere. Fu il nono e ultimo figlio della famiglia. Ebbe difficoltà di parola fino all’età di quattro anni. Il mutismo, emblematicamente concepito, da poeta, come un tempo della riflessione profonda, fu per lui una condizione simbolica della vita. Parla di questa condizione nell’incipit di una sua poesia, Autoritratto, del 1943, afferma: “Lucian Blaga è muto come un cigno. / Nel suo paese la neve del discettare sostituisce la parola”. Fece gli studi elementari a Sebes, città medievale di colonizzazione tedesca, a pochi chilometri da Sibiu (Hermanstadt), allora il centro più importante di colonizzazione sassone della Transilvania. Proseguì i suoi studi liceali a Corona, l’attuale Brasov, altra città di fondazione tedesca, dove iniziò a scrivere versi. Ripiegò nel 1914, all’inizio della Grande Guerra, su Hermanstadt (Sibiu), e studiò per un po’ di tempo la teologia.
Successivamente si trasferì a Vienna per completare gli studi universitari. Il suo primo scritto filosofico fu un articolo sulla teoria del tempo soggettivo di Bergson. Nel 1919 pubblicò il suo primo libro di poesie, Poemele luminii / I poemi della luce. Nel 1929 ottenne il titolo di dottore all’Università di Vienna con una tesi del titolo Kultur und Kentniss, cioè “cultura e conoscenza”, in cui si ritrovano in nuce alcuni temi della sua futura opera filosofica. Per un po’ di anni lavorò come giornalista, per iniziare poi, nel 1926, una carriera diplomatica che lo portò prima a Varsavia, poi a Praga, Vienna (1932), Berna e infine a Lisbona (1938), come ministro plenipotenziario. Nel 1937 fu eletto membro dell’Accademia Romena e due anni più tardi divenne ordinario di filosofia a l’Università di Cluj; si rifugiò poi, dopo il Diktat di Vienna del 1940, in Romania, a Sibiu. Dopo la presa del potere da parte del regime comunista, fu messo in disparte. Fu escluso dall’Accademia Romena nel 1948 e i suoi libri furono ritirati dalle librerie e biblioteche.
Per dieci anni lavorò come semplice ricercatore all’Istituto di Storia e Filosofia di Cluj e poi come bibliotecario alla Biblioteca della sua amata Università. Non ebbe più il permesso di pubblicare. Da studente ho letto i suoi libri in piena atmosfera cospirativa. Gli fu concessa solo l’attività di traduttore: lavorò per anni alla traduzione in romeno del capolavoro di Goethe, Faust, e la sua stessa opera fu un capolavoro. Si identificò con il personaggio di Faust a cui si sentiva legato dalla sete di conoscenza: in una delle sue più
belle poesie pubblicate post mortem, Il pozzo, scrisse questi versi: “Scava frate, scava, scava / finché trovi stelle nell’acqua”. Al travaglio interiore di Faust s’ispira d’altronde anche la filosofia di Blaga e la ricerca appassionata con la finalità di entrare nelle taine / nei segreti del mondo con le rime e le espressioni
ineffabili della poesia. Secondo il filosofo-poeta l’esistenza dell’essere umano oscilla tra due tipi di conoscenza, una “paradisiaca” e l’altra “luciferica”, la prima raggiungibile per le vie della razionalità logica, la seconda
derivante dagli stati della coscienza orientati verso il mondo dei misteri. È il dialogo continuo con il mondo da noi sconosciuto che fa sì che la sua lirica abbia uno fascino particolare, essendo svelata da qualche fascio di luce-parola che rivela il senso della presenza nostra nel mondo. Tra le sue raccolte poetiche più importanti
citiamo quelle degli anni della giovinezza: Ipoemi della luce, del 1919; I passi del profeta, del 1921 e l’ Elogio del sogno del 1929. Morì a Cluj il 6 di maggio 1961. Ero presente all’ultimo saluto che il rettore Daicoviciu,
i docenti e tutta l’Università di Cluj, hanno tributato nell’atrio della Casa degli universitari al grande scrittore e pensatore Blaga, intellettuale di spirito faustiano, capace di infrangere ogni reticenza del regime.
La fortuna della sua opera letteraria ritornò a brillare nel 1966, con l’uscita di una prima antologia di opere inedite. Ora il suo nome e le sue poesie sono conosciuti, insieme al suo pensiero, nella maggior parte dei paesi del mondo.
Grigore Arbore Popescu