“Colorin colorado este cuento se ha acabado” tradotto in italiano sta a significare “Questa storia è finita” ed è un’espressione in spagnolo che conclude la narrazione delle fiabe, l’equivalente dell’italiana formula di chiusura “E vissero felici e contenti”. Quando si raggiunge la felicità, la storia si conclude, non c’è più nulla da dire né da raccontare. Nella versione spagnola del titolo del suo libro “E vissero infelici e contente. Este cuento no se ha acabado.” versione bilingue italiano-spagnolo, “Morgana 2019”, Silvia Favaretto introduce in questa espressione la negazione, creando una variante interpretativa “Este cuento no se ha acabado” significa “Questa storia non è finita”: lasciando un finale aperto a varie possibilità. Le fiabe sono strumenti comunicativi potentissimi: attraverso di esse passano messaggi che sono interiorizzati da piccole menti tese nella ricerca di significati e messaggi da acquisire e fare propri. Questo imprinting immaginale che avviene nell’infanzia, attraverso l’ascolto delle fiabe, accompagnerà l’individuo per tutto il resto della sua esistenza. Attraverso la fiaba si apprendono modelli di comportamento, si acquisiscono valori, si trovano figure di riferimento. Così, in modo il più delle volte inconsapevole i nostri comportamenti si strutturano nell’infanzia e le nostre aspettative nei confronti della vita ci derivano dai libri di fiabe che abbiamo letto e dai personaggi nei quali ci siamo identificati. Nel suo libro di poesie “E vissero infelici e contente” Silvia Favaretto compie un’operazione geniale e coraggiosa: attua un sistematico smascheramento degli stereotipi femminili inculcati attraverso le fiabe. Capovolgendo il punto di vista, offre una visione che supera la rigida contrapposizione tra bene-male, dando voce alle sue eroine che parlano in prima persona. Alla visione edulcorata e disneyana di fanciulle innocenti in attesa di un principe che dia loro un ruolo ed un’identità, oppure di streghe e matrigne crudeli ed avide, Silvia Favaretto sostituisce un mondo ben più complesso e sfumato in cui le eroine parlano in prima persona, permettendosi di esprimere sentimenti ambivalenti e contraddittori, dimostrandosi capaci di reagire alle ingiustizie ed ai soprusi. Questo capovolgimento del punto di vista mette in luce tutte le convenzioni interiorizzate attraverso la narrazione delle fiabe in cui la donna ideale appare remissiva ed accomodante. Le eroine di Silvia Favaretto sono donne autentiche che lottano, cadono, si rialzano e si dimostrano capaci di accettare le sfide che la vita pone loro ogni giorno. Il libro è interessante anche dal punto di vista delle illustrazioni: l’autrice accompagna le sue poesie con dei suoi disegni che ci presentano Biancaneve, Cenerentola, Alice, Cappuccetto Rosso e altre protagoniste delle fiabe sotto una luce diversa, sensuale e provocatoria, atta a smantellare l’immagine rassicurante e tradizionale. La voce che la scrittrice restituisce a queste eroine è ironica e provocatoria, ma soprattutto libera di esprimersi. Nel dare loro voce, fa parlare Anima, ovvero Psiche. Il lavoro compiuto da Silvia Favaretto nel rivisitare il mondo delle fiabe è legato a quello che Jung chiama principio di individuazione, ovvero quel processo di differenziazione che ha come meta lo sviluppo della personalità individuale: esso rappresenta l’affermarsi della particolarità di un individuo sulla base della sua disposizione naturale. Scegliendo una via individuale che può deviare rispetto a quelle consuete, si giunge ad un ampliamento della coscienza e ad un raggiungimento di una maggiore padronanza e consapevolezza di sé. Il principio d’individuazione fa trionfare una verità alternativa, spesso in contrasto con i valori convenzionali, ma proprio per questo più interessante, poiché è in grado di aprire nuovi orizzonti di senso. In questo suo procedere Silvia non è sola, ma affiancata dalle sue Muse e Compagne, scrittrici come Virginia Woolf, Alfonsina Storni, Alejandra Pizarnjk, donne che hanno sempre saputo immergersi nella vita, riconoscendone le luci e le ombre. “E vissero infelici e contente” è un libro che rivela la dimensione più autentica del femminile, restituendo voce e spessore alle protagoniste delle fiabe.
Lucia Guidorizzi