Il 16 settembre è cominciata la XXI edizione della Festa del libro, con numeri più ridotti – riferiscono gli organizzatori – ma con una dimensione più umana, verrebbe da dire. Le grandi cifre sono sempre nemiche della qualità, e, forse, la sfortunata coincidenza della pandemia imporrà quei cambiamenti che molti si aspettano. La verità è che il centro di Pordenone non è mai stato in grado di accogliere la bagarre di tendoni e incontri messi in programma anno dopo anno. Forse solo le prime edizioni hanno avuto lo spazio adeguato, poi la crescita elefantiaca di appuntamenti, la costante preoccupazione di fare tutto nelle vie storiche della città, le prevedibili pressioni di commercianti, ristoratori e albergatori, la ricerca di quella visibilità delle folle di studenti e cittadini che confermano il consenso, hanno complicato tutto. La location ideale sarebbe quella dei locali della Fiera di Viale Treviso, ma cambierebbe tutto il clima di Festa in città. Inoltre, e non è bello dirlo, in centro anche un passante anonimo e distratto entra a far parte della ressa, in Fiera ci vanno solo gli interessati. Si ripete in questa edizione la lodevole scelta di coinvolgere sempre più la provincia, affidando ad altri sette comuni (Azzano, Casarsa, Cordenons, Maniago, Sacile, S. Vito e Spilimbergo) l’onere e l’onore di accogliere ospiti e organizzare incontri. Il coinvolgimento di diverse realtà territoriali è scelta intelligente perché attenua invidie e insoddisfazioni per la quantità di risorse economiche che l’evento consuma nel solo capoluogo ed insieme spinge anche i nuovi entrati a far crescere una partecipazione più distribuita. Innovativo è anche l’ingresso del Web, ovvero la possibilità di seguire in diretta su una piattaforma online dibattiti e presentazioni. Attenzione, il coinvolgimento a distanza è sempre difficile e una partecipazione mediata potrebbe diventare disaffezione! Altra e ultima considerazione riguarda il ruolo crescente di Pordenonelegge nel resto dell’anno solare. Ben venga un calendario di appuntamenti che continuino idealmente e materialmente il filo della Festa del libro, ma senza il secondo fine di occupare tutti gli spazi disponibili solo per mantenere una visibilità costante, togliere ossigeno e protagonismo ad altre piccole agenzie culturali. Un invito anche a non esagerare nell’invitare personaggi televisivi. Sicuramente sono noti e richiamano pubblico ma potrebbero accentuare un carattere spettacolare che mal si concilia con la cultura. Per il momento auguri per una buona edizione 2020, al termine della quale mi auguro che ci sia anche il momento della riflessione, della verifica e non solo quello scontato della celebrazione tout court.
Mario Giannatiempo