La prima edizione del Festival del Mare di Pirano doveva avere il suo centro focale nella sede della Comunità Italiana, la Casa Tartini, portata a nuovo splendore dopo il recente restauro. Le restrizioni previste dalle normative anti Covid riguardo all’utilizzo degli spazi pubblici hanno portato gli organizzatori (perfettamente coordinati dalla responsabile della cultura Fulvia Zudič e dal Presidente della Comunità Autogestita della Nazionalità Italiana Andrea Bartole) a scegliere spazi alternativi che sono risultati di grande suggestione. Il debutto è avvenuto nel Centro Pastorale “Georgios”, poi gli incontri si sono susseguiti al Faro, alle saline di Sicciole e nel chiostro del convento francescano. La struttura del Festival si è articolata in due tensioni convergenti, una è quella del concorso, teso a stimolare un nuovo interesse per la poesia nelle persone, appartenenti a un ampio ventaglio anagrafico (dall’adolescenza alla piena maturità); la seconda è data dal confronto vero e proprio con i poeti.
Nel primo caso la finalità è di promuovere negli adolescenti e nei giovani un interesse specifico per la scrittura con l’aiuto di un motivo (il mare appunto) che per tutti o, comunque, la maggior parte delle persone ha un fascino straordinario; questo, nell’occasione, è stato incanalato nelle norme di una scrittura a cui ognuno ha affidato il senso di una comunicazione emotiva o di un’espressione del mondo interno sulla base di quanto il mare e l’ambiente variegato ad esso collegato propongono. Le sezioni sono state concepite proprio per lasciare ai ragazzi lo spazio temporale necessario per comporre le loro idee su qualcuno dei numerosi aspetti relativi alla problematica suggerita dal tema.
Non manca ovviamente la sezione riservata agli adulti, invitati nell’occasione a misurarsi sulla necessità di presentare ognuno nella sua lingua o dialetto (rigorosamente tradotta in italiano) un’idea, uno spunto critico, un guizzo della fantasia suscitato dalla considerazione dell’Adriatico come alveo di scorrimento di fantasie, miti, storie che lo eleggono ad ambiente privilegiato della loro immaginazione oltre che della capacità di osservazione.
Le parole di un uomo dal multiforme ingegno (è stato esploratore, oceanografo e regista), il francese Jacque Yves Cousteau, sono estremamente indicative di una fortissima seduzione proveniente dal mare:
“Dopo l’istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare, non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima.” È la rappresentazione di uno stato d’animo permanente in coloro che vivono a contatto con questo elemento, dentro il quale si muovono presenze codificate ormai dalle scienze biologiche, trovano posto in mezzo allo sconquasso delle correnti relitti che testimoniano di ere passate, fluttuano i sensi di una congerie di miti capaci di trasmetterci l’idea di una magia veicolata dalle onde e alimentata dalla salsedine.
Da sempre il mare è lo scrigno ricco nell’immensità dei suoi tesori a cui poeti e artisti rivolgono la loro attenzione per cercare anche nella sua spazialità generosa quell’orizzonte, ideale prima che fisico, che consente loro di “toccare” il confine sottile tra il mondo fisico e quello spirituale.
Due personalità letterarie molto diverse per formazione, sensibilità e spirito di appartenenza all’esistente sono stati – nelle altre edizioni, quelle italiane, del Festival – i punti di riferimento essenziale per stabilire una comune piattaforma concettuale da cui, poi, gli autori invitati potessero muoversi con la loro
energia ispirativa a interpretare il rapporto terra-mare, mare-cielo, mare-uomo. Il primo è Federico Garcia Lorca che nella sua Ballata dell’acqua del mare (1919), con i versi “Il mare sorride in lontananza. /Denti di spuma, / labbra di cielo”, invita a un’immersione ideale dentro il reticolo di sollecitazioni emotive scaturite dal mare stesso. Poi Umberto Saba, nell’essenzialità espressiva della sua lirica di 13 endecasillabi sciolti, Ulisse, della raccolta “Mediterranee” (1946) in cui le coste della Dalmazia sono il luogo privilegiato per un recupero memoriale e per un appunto sul tema del viaggio. “Nella mia giovinezza ho navigato / lungo le coste dalmate. Isolotti / a fior d’onda emergevano, ove raro / un uccello sostava, scivolosi al sole / belli come smeraldi. Quando l’alta / marea e la notte li annullava, vele / sottovento sbandavano più al largo, /
per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno / è quella terra di nessuno. Il porto / accende ad altri i suoi lumi; ma al largo /sospinge ancora il non domato spirito, / e della vita il doloroso amore.”
Negli anni precedenti si sono svolte già quattro Festival della Poesia del Mare, al Lido di Venezia (nel prestigioso spazio di Villa Pannonia), a Trieste (in sedi sempre diverse), a Lignano Sabbiadoro nella Terrazza a Mare, con la partecipazione di oltre 130 poeti provenienti da diversi paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Sono stati invitati all’evento dal sottoscritto: Marco Apollonio, Grigore Arbore (direttore dell’Istituto Romeno di Cultura Umanistica e Ricerca di Venezia), Antonella Barina, Maurizio Benedetti, Sabrina De Canio (condirettrice del Museo della Poesia di Piacenza, diretto da Massimo Silvotti), Roberto Dedenaro, Fernando Gerometta, Lucia Guidorizzi, Marko Kravos, Luigina Lorenzini, Laura Marchig, Guido Oldani (fondatore della corrente del “Realismo terminale”), Graziella Valeria Rota, Giacomo Scotti, Massimo Silvotti, Ennio Zampa.
I poeti, secondo i moduli delle rispettive sensibilità creative, hanno interpretato l’idea del mare con una massima dilatazione tematica: Pirano e la sua vocazione marinara; gli influssi veneziani anche nella tradizione; il rapporto fra l’uomo e l’elemento naturale nella dinamica quotidiana del vivere; il mare, alveo di scorrimento di fantasie che suggeriscono magie di segni, colori, parole, il mare, protagonista di vicende storiche e di cronaca,
aspetti di costume e cultura dei Paesi che si affacciano sull’Adriatico.
Uno dei temi essenziali attorno a cui ruota la riflessione degli autori è la metafora del viaggio nell’esistenza; e la motivazione fondante è il desiderio di conoscerne e apprezzarne anche gli aspetti più segreti e le manifestazioni più enigmatiche.
Il concorso di poesia , che avrà cadenza annuale come il Festival in generale, mira a promuovere negli adolescenti e nei giovani un interesse specifico per la scrittura con l’aiuto di un motivo che per tutti o, comunque, la maggior parte delle persone ha un fascino straordinario; questo, nell’occasione, va incanalato nelle norme di una scrittura a cui ognuno affida il senso di una comunicazione emotiva o di un’espressione del mondo interno sulla base di quanto il mare e l’ambiente variegato ad esso collegato propone.
Enzo Santese