C’è una vena profonda e occulta che attraversa l’arte del Novecento, rivelando lo stretto legame tra Surrealismo e Magia. Nato dalle ceneri ancora fumanti della Prima Guerra Mondiale, il Surrealismo si ascrive a quella ricerca del magico e dell’esoterismo di cui Parigi diviene la culla intorno agli anni Venti. Pur essendo un movimento d’avanguardia esso è molto di più di una corrente artistica e letteraria e si manifesta come una vera e propria filosofia di vita in grado di offrire una nuova lettura della realtà, svincolandola definitivamente dall’eredità del pensiero illuminista e positivista. La ricerca surrealista predilige la dimensione simbolica e visionaria che attinge ai territori del sogno e dell’inconscio.
La mostra Surrealismo e Magia, prodotto di una felice collaborazione tra la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia – dove è stata aperta dal 9 aprile al 26 settembre – e il Museum Barberini di Potsdam, ha presentato una sessantina di opere straordinarie prese in prestito da oltre quaranta istituzioni internazionali e collezioni private, offrendo così un’ampia panoramica della complessità tematica presente nel Surrealismo.
La rassegna ha celebrato la pittura metafisica di Giorgio de Chirico, di Max Ernst, Leonora Carrington, Leonor Fini, Remedios Varo, Paul Delvaux, e di molti altri artisti che coniugano in modo originale temi legati all’occulto, all’alchimia e alla stregoneria. Le opere, immerse in atmosfere enigmatiche e perturbanti, erano sospese tra immagini di distruzione e morte legate al trauma della carneficina della Prima Guerra Mondiale e l’anelito a una rinascita e a una trasformazione postbelliche.
Gli artisti surrealisti credono che un profondo cambiamento sociale e culturale sia possibile solo rivalutando l’importanza del sogno e dell’immaginazione creatrice. Tramontata l’hybris futurista, si potrà rifondare il mondo moderno non solo attraverso la tecnica, la politica e l’economia, ma soprattutto in virtù dell’attenzione per la dimensione spirituale.
Il linguaggio surrealista è impregnato di riferimenti alchemici: l’Opus Magnum per eccellenza, ovvero l’Alchimia, è l’arte della trasformazione, capace di mutare la materia oscura (Nigredo) nell’oro filosofico della Sapienza (Rubedo).
Temi ricorrenti nella mostra erano la Rigenerazione e il Rinnovamento e l’Artista assume il ruolo di Mago, al pari del Bagatto, che nei Tarocchi costituisce la prima figura degli Arcani Maggiori. Il Bagatto, chiamato anche il Mago, apre il Gioco, in quanto possiede i semi di tutte le carte. Questa figura compare nel quadro di Victor Brauner (1947) come autoritratto dell’artista, che è chiamato ad operare nelle dimensioni del Visibile e dell’Invisibile.
Molto celebrata in questa mostra è anche la potenza del femminile, declinata sotto diversi punti di vista. La Donna appare non solo nel ruolo di musa e veggente, ma ricopre ruoli emancipati e autonomi, ponendosi al centro di viaggi mistici ed esoterici. Questa rielaborazione in chiave surrealista del femminino sacro è presente nella bellissima opera di Leonora Carrington Cat-Woman (1951) che ne celebra la potenza e ricorda la figura della dea egiziana Bastet.
Esplorare il mondo della magia e dell’occulto è per i Surrealisti il modo di riconfigurare la società occidentale, restituendole la dimensione del Mistero.
In questa ritrovata corrispondenza tra Alto e Basso, tra Macrocosmo e Microcosmo, nell’onnipotenza del pensiero e nell’illimitata creatività dell’inconscio sta la formula magica delle opere presenti in questa rassegna ricchissima di temi e suggestioni.
Lucia Guidorizzi