Prenderà il via nei prossimi mesi a Milano il progetto “Un miglio a colori”, lanciato e sostenuto dal collettivo PXLS, guidato dall’artista Blu PXLS. L’iniziativa vuole offrire alla città 1609, 344 metri di pareti colorate, un lungo nastro cromatico che collegherà Piazzale Lodi a Piazzale Corvetto nella zona periferica della città. Il progetto non colpisce né stupisce per le sue dimensioni, perché negli ultimi anni lavori anche più grandi hanno rallegrato strade e palazzi di tante città, in zone centrali o periferiche, per scopi puramente artistici o pubblicitari. Proprio a Milano c’è un murale entrato nel Guinness dei primati con i suoi 2980,59 metri quadrati d’arte, quello del grattacielo Isozaki, meglio conosciuto come Torre Allianz, perché ospita gli uffici dell’omonima agenzia assicurativa. Lungo le pareti dei 50 piani i graffitari o Street artists hanno raffigurato città e monumenti di tutti i continenti. Un racconto per immagini che davvero toglie il “fiato”, specialmente a chi si avventura a piedi per fare i 1027 scalini che dai sotterranei portano alla sommità della torre. Ma opere ciclopiche, fatte da gruppi di artisti o da una sola mano, ce ne sono in giro per il mondo.
Senza volerle elencare tutte basta ricordare che sempre a Milano, nel 2019, lungo il muro perimetrale dell’Ippodromo, sono stati realizzati ben 5 kilometri di Murales dedicati al genio di Leonardo. Gli artisti della bomboletta (500), erano guidati da Kay One un writer storico del movimento della Street art italiana. Di contro “la Etnias”, un murales lungo tremila metri, realizzato dall’artista Eduardo Kobra, a Rio De Janeiro nel 2016, è entrato nel Guinness dei primati per essere stato realizzato da una sola mano. Dunque perché tanto interesse per questo “Miglio a colori” di Milano, non originale nemmeno nel nome visto che già a Roma era stato fatto il Miglio d’arte concluso nel 2019 nel quartiere Torraccia? La risposta è semplice: il suo rapporto con il Covid! Il miglio a colori vuole essere da una parte una risposta cromatica al grigiume di un lungo periodo di isolamento, di sospensione della vita sociale, di ibernazione di relazioni e affetti, dall’altra vuole raccontare appunto i sentimenti, i pensieri, le speranze che hanno comunque alimentato la quotidianità di giovani, vecchi e bambini, in una condizione surreale, quella di una quarantena sanitaria che sembrava senza fine, immaginata solo nella fantascienza. Dunque Il miglio a colori” diventa l’orgogliosa affermazione di una vita interiore che non si è mai veramente fermata, per quanto chiusa tra quattro mura deprimenti. L’associazione PXSL ha raccolto i pensieri, le testimonianze i racconti del dramma del lockdown di tanti milanesi e affiderà, ad artisti famosi e non, il compito di dare corpo a queste emozioni con figure e colori. L’arte per tutti, l’arte diffusa a cielo aperto! Un museo popolare che dialoga col passante, ma che questa volta non vuole parlare alla gente, ma far parlare la gente, ovvero trasformare i muri in una sorta di diario aperto, le cui pagine raccontino in fondo quello che tutti possono facilmente condividere per averlo vissuto di persona.
È anche questo un modo per rispondere a quella paura che ci spingeva a uscire dal perimetro della casa per far sapere agli altri che c’eravamo, anche se invisibili, anche se prigionieri di cordoni sanitari, norme emergenziali e mascherine travisanti (ricordiamo ancora con emozione le canzoni sui balconi, l’inno d’Italia cantato per farsi coraggio!). La street art come arte pubblica per un dramma privato fatto di speranza, paura, solitudine, malattia, ma sociale perché comune e condiviso. Bella questa nuova veste liberatoria dei murales, quasi terapeutica, che si affianca a quelle già consolidate e riconosciute di arte popolare, di voce protesta, di gesto di denuncia, di riqualificazione urbana. Insomma una riforestazione metropolitana non fatta con alberi ma sogni a colori che devono cancellare o possibilmente almeno nascondere il brutto che la civiltà della macchina ha saputo creare e disseminare specialmente nelle periferie. Il miglio a colori anche come gesto di risanamento, di riqualificazione culturale, di poesia come controcultura di un sistema che vuole una città senz’anima, con soli anonimi consumatori. La frase di Henry David Thoreau, considerato il padre della moderna ecologia – autore del libro Walden, ovvero la vita nei boschi – “Il mondo non è altro che una tela per la nostra immaginazione” potrebbe trovare una risposta efficace in una Street art a tutto campo che prenda il posto dei grandi cartelloni pubblicitari, copra muri e palazzi, portando il bianco del pulito, l’azzurro del cielo, il verde della natura anche dove da tempo si vede solo il nero dello smog e dell’abbandono.
Mario Giannatiempo