Il tedesco Joseph Beuys (nato a Krefeld il 12 maggio del 1921, morto a Düsseldorf nel 1986) è stato sicuramente uno degli artisti che hanno lasciato più tracce sugli sviluppi dell’arte del Novecento e oltre, assieme a Andy Warhol rispetto al quale peraltro si poneva agli antipodi per concezione dell’arte e della sua funzione nella società. Iscritto alla Facoltà di medicina, nel 1940 abbandona il progetto di studi per arruolarsi come pilota e combattere nella seconda guerra mondiale, finché tre anni dopo il suo caccia viene abbattuto e riesce a sopravvivere all’incidente anche per il soccorso e le cure di alcuni appartenenti a una tribù nomade di tartari. Proprio questo fatto incide sulla sua idea di arte, quale espressione dell’animo umano vicina e quasi “sovrapposta” alla natura; infatti l’uso di lana grezza e grasso animale praticato dai suoi salvatori, rientra anche nelle sue scelte artistiche. Affina la sua inclinazione per il mondo della creatività quando, tornato in patria, frequenta l’Accademia di Düsseldorf, che dal 1961 lo vede poi docente di scultura. La sua attività comincia a infittirsi di impegni in gran parte dello scenario internazionale, partecipando ai primi eventi di Fluxus, aggregazione eterogenea di artisti europei e americani proiettati in uno slancio teso a porre nuove basi per l’arte, modificando anche il rapporto tra artista e fruitore. Verso la metà degli anni ’60 inizia una lunga serie di performance dalla marcata intonazione simbolica ricorrendo al suo stesso corpo, al grasso (la memoria dell’esperienza di guerra, incancellabile!), al feltro e agli animali. In queste prove è evidente la sua feroce polemica contro il distanziamento conflittuale dell’uomo moderno dalla natura. In diverse spettacolari performance è trasparente il
tentativo di apparire sciamano oltre che artista; certo la sua figura, anche oltre l’ambito dell’arte, assume una rilevanza emblematica grazie alla capacità carismatica della sua azione, che tocca diverse problematiche, da quelle più generalmente culturali, alle politiche e sociali. Ora l’uscita e la presentazione del libro di Lucrezia De Domizio Durini Joseph Beuys. Dal Pensiero alla Parola, dalla Materia alla Forma, dall’Azione all’Opera attraverso le immagini dell’Archivio storico di Buby Durini ha lo scopo di focalizzare l’attenzione su un pensiero che ha ancor più attualità nel mondo attuale, mediante foto e scritti inediti, riflessioni e opere che “trasudano” dell’idea peculiare di Boys: il rispetto della nostra madre natura e l’unità nelle diversità. Se ne farà carico una Fondazione Monte Verità, un’importante istituzione svizzera con sede in un luogo magico sulla collina di Ascona nel Canton Ticino, che già alla fine dell’‘800 e all’inizio del ‘900 aveva ospitato tra l’altro teosofi, anarchici, psicanalisti, scrittori e artisti, attraendoli con le sue atmosfere, adatte a una riflessione proficua sulle inquietudini, sui timori e sulle tragedie che stavano per consumarsi con le due guerre mondiali. Ora è un’istituzione museale e centro culturale, con prestigioso impianto di accoglienza turistica, e in combinazione con il Cabaret Voltaire di Zurigo (dove nel 1916 nasce il movimento dadaista) promuove e organizza una serie di eventi che pongono al centro il ricordo di Joseph Beuys. Nel parco già l’altr’anno l’artista è stato celebrato con la piantumazione di una quercia, in occasione del ventesimo anniversario dell’operazione “Difesa della Natura”, un evento che ha anticipato il centenario della nascita del maestro, organizzato in collaborazione con la baronessa Lucrezia De Domizio Durini, che promuove nel mondo lo studio del pensiero dell’artista. Nei primi anni Ottanta Beuys fu ospite nella tenuta di Bolognano, sui monti d’Abruzzo, dove nel periodo tra il 1972 e il 1985 iniziò una mastodontica operazione denominata “Difesa della Natura”: piantò settemila alberi, tutti di specie diversa, creando un’installazione naturale permanente di profondo valore simbolico e ambientale.
Enzo Santese