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La Biennale Architettura si apre con un interrogativo: How will we live together?




Hashim Sarkis

Il Presidente della Biennale Roberto Ci­cutto nel presentare la 17.ma Mostra In­ternazionale di Archi­tettura ha dichiarato che la preparazione, avvolta da un clima di incertezza, è stata affrontata con grande determinazione, co­raggio e senso di re­sponsabilità dal cura­tore Hashim Sarkis, dai professionisti invitati e dai rappresentanti delle Partecipazioni Na­zionali. Su richiesta di Cicutto, Paolo Baratta ha accettato di accompagnare questa edizione che aveva affidato nel 2018 a Hashim Sarkis. La 17.ma Mostra è organizzata secondo 5 aree tematiche, delle quali tre sono allestite all’Arse­nale e due al Padiglione Centrale. Ad animare gli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e il centro storico di Venezia 61 Partecipazioni Nazionali con 3 Paesi presenti per la prima volta: Grenada, Iraq e Repubblica dell’Uzbe­kistan. Ad arricchire ulteriormente il plurali­smo di voci che caratterizza la rassegna il Vic­toria and Albert Museum al Padiglione delle Arti Applicate (Arsenale, Sale d’Armi A) e 17 Eventi Collaterali in diverse sedi della città tra i quali le partecipazioni fuori concorso delle università di tutto il mondo, l’installazione di Giuseppe Penone in Arsenale evento speciale della Vuslat Foundation e al Forte Marghera la mostra aperta alla cittadinanza How will we play together? con la partecipazione di 5 architetti internazionali. Il programma della Biennale Architettura è infine ulteriormente arricchito dai Meetings on Architecture con architetti e studiosi di tutto il mondo invitati a rispondere al quesito

How will we live to­gether? sulle nuove sfide che il cambiamento climatico pone all’architettura e al ruolo del­lo spazio pubblico. Tra le motivazioni della nomina a curatore dell’edizione 2021 della Biennale Architettura dell’architetto di origi­ni libanesi Hashim Sarkis la sua particolare sensibilità al fatto che l’architettura e gli spazi urbani non solo riflettano i valori della socie­tà ma contribuiscano a formarli. Sarkis stesso dopo la nomina ha dichiarato che in un conte­sto mondiale caratterizzato da divergenze po­litiche ed economiche sempre maggiori, gli ar­chitetti sono chiamati a immaginare spazi nei quali vivere insieme. La carriera di Hashim Sarkis, nato a Beirut nel 1964, è ricca e pre­stigiosa come professore presso l’Università di Harvard, dove si era laureato ed ha insegnato architettura del paesaggio e urbanistica, ed il Massachusetts Institute of Technology (MIT) del quale dal 2015 è preside, della facoltà di Architettura. Come architetto ha esercitato la professione presso lo studio di Rafael Mo­neo per poi aprire nel 1998 l’Hashim Sarkis Studios che si occupa di progettazione a scala architettonica ed urbana con sedi a Cambrid­ge, USA, e Beirut, Libano. Sposato con Diala Ezzeddine, dalla quale ha avuto una figlia, ha pubblicato molti libri, ricevuto numerosi rico­noscimenti e incarichi dell’università di Beirut, Barcellona, Caracas e Yale.

Tra i suoi progetti più famosi l’area residenziale per i pescatori di Tyre, una delle zone più povere del Libano, con 80 unità che creano un giardino centrale. Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dal Ministero della Cultura, Direzione Generale Creatività Contemporanea, è quest’anno affi­data alla cura di Alessandro Melis. Architetto, docen­te dell’universi­tà di Portsmouth dove è direttore del Cluster for Sustainable Cities, Melis ha immaginato un Padiglione a impatto zero che ha per tema le sfide che attendono l’architettura in relazione al cam­biamento climatico. L’intento con la mostra “Comunità Resilienti”, è quello di evidenziare come occorra tornare al ruolo dell’architetto inteso etimologicamente come colui che opera una sintesi tra le varie discipline così come era stato nel Rinascimento, quando creativi, ar­tisti e architetti agivano secondo una visione comune. Un punto di vista che deve anche ri­voluzionare l’insegnamento della professione non più concepito come un trasferimento di conoscenze, ma volto a sviluppare il pensiero creativo associativo.

Laura Villani

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