“Hortus Deliciarum”: un’installazione olfattiva di incredibile effetto nella galleria di Strada Nuova dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia. Esperienziale, terapeutico (e perciò “funzionale”), non meno che concettuale, l’intervento dell’artista Victoria Zidaru ha portato dalla Romania intatti nella città lagunare i profumi delle erbe guaritrici indicate da Ildegard Von Bingen (1098 – 1179), la scienziata, musicista, poeta e monaca alla quale l’opera è dedicata. La sala è attraversata da otto grosse corde di erbe odorose, una nona è disposta a spirale, simbolo di vita, irta di rametti puntuti per la sofferenza, cosparsa di piume candide e benedicenti per la gioia. Sono i nove fiumi in cui purificarsi e da cui ricevere protezione delle culture antiche, il nove essendo simbolo trasparente della gestazione femminile. Da un’antica canzone lituana:“

Dove, oh Madre mia,laverò i miei indumenti,come riuscirò a mandar via il sangue?
Oh, giovane figlia mia,recati al lago laggiù, dove si immettono le correnti di nove fiumi.
Tradizioni che annoverano senza esclusioni la dea benigna (la spirale) e le presenze angeliche a quattro ali evocate dall’artista con spaghi intrecciati a carta autoprodotta e sulla tela grezza dei recipienti a forma di cuscino lavorati a mano con ricami di filo bianco naturale, all’interno ancora erbe che emanano effluvi potenti. Entrando nei locali della mostra il respiro letteralmente si amplia, l’aria è permeata da esalazioni di finocchio, anice, basilico, ortica, cardamomo, camomilla, salvia, liquirizia e altre erbe e radici che Ildegard ha enumerato nel suo Herbora simpliciorum, la guida millenaria all’uso delle erbe officinali. Una grande Croce di Sant’Andrea, simbolo di luce manifesta normalmente rappresentata con due grossi bastoni incrociati, è realisticamente riprodotta nella stessa tela con inscritto in ricamo un mantra salvifico. Sempre di grosse corde d’erba, ritorte a formare un globo che traspira, è composta l’immagine del divino che si riverbera nella grande tela del “Fiat Lux”. Ed è anche il trionfo della manualità e del lavoro comune, poiché ogni elemento è realizzato da Zidaru in concorso con le sue collaboratrici di Bukovina, in Romania, dove è la sua casa. Un sapere fattualmente rigeneratore che esce dai monasteri e dai laboratori erboristici di ispirazione mistica per raggiungere – anche attraverso il canale dell’arte, nel fiume creativo di opere di artiste che momentaneamente definirei “concettuale arcaico” – chi è in grado di (voler) intendere il legame vitale con Madre Terra.
Antonella Barina