L’associazione “Paolo Rizzi”, nata sulla profonda sostanza culturale di colui a cui è intitolata, già in precedenti occasioni ha coniugato slancio creativo nell’arte e stimolo di approfondimento nella scienza, rimarcando una comune matrice nell’energia intellettuale necessaria ad alimentare la ricerca in tutte le sue articolazioni. La rassegna La mia lunapresso lo spazio espositivo CFZ Cultural Flow Zone (Università Ca’ Foscari di Venezia), con i trenta scatti che la costituiscono, è un invito implicito a sollevare lo sguardo verso orizzonti che solo apparentemente si perdono nei limiti dell’impercettibile. Il primo impatto con l’opera può evocare alcune delle sensazioni prodotte dalla visione leopardiana della luna; questa è senza dubbio misura della distanza tra la realtà e il desiderio ma, nello stesso tempo, con la generosità dei suoi eloquenti silenzi è interlocutrice privilegiata in una serie di confidenze che abbracciano la totalità del mondo interiore del poeta recanatese. Si fa insomma riferimento essenziale per ogni moto del cuore, della fantasia e, nella sua duttile variegazione formale, rappresenta i mille motivi interni dell’autore che, quindi, all’astro si raccordano concettualmente dando corpo a una serie quanto mai ricca di sollecitazioni per il lettore. In qualche modo la medesima sensazione può derivare all’osservatore di fronte a queste foto, in una mostra ricca di stimoli per avventure della fantasia dentro quei territori dove le leggi fisiche hanno perso per un momento (quello dello scatto) il loro rilievo sulle condizioni di tempo, peso e spazio. Infatti la mostra è uno sguardo multiplo verso un cielo in cui l’artista produce l’azzardo di combinazioni formali capaci di connettere il presente al passato, il pensiero del finito e dell’infinito, il buio generatore di fantasie e la potenza della luce di far lievitare “presenze”, che si sintonizzano idealmente su frequenze concettuali molto diverse eppur sospinte dal lavoro del fotografo in imprevedibili e suggestive assonanze significanti. Per questo nel titolo l’aggettivo possessivo indica che l’effetto di questa riflessione di Fabio Bolinelli è l’approdo a una luna che gli appartiene a pieno e, di conseguenza, è disvelamento di una possibilità per chiunque di “costruirsi” un’immagine del corpo celeste sulla scorta di quanto l’artista suggerisce in queste sue opere come avvio d’avventura.
Enzo Santese