Terza composizione di una Quadrilogia di Santi, il mio Misererecombina l’arte dell’icona con l’arte sacra astratta. Sull’icona di tradizione bizantina, inserita secondo la regola della Sezione Aurea in un’opera astratta realizzata su di un pannello di polistirene estruso, raffigura San Pantaleone, santo martire del secondo secolo originario di Nicomedia. L’immagine è realizzata su una tavola di tiglio ricoperta da undici strati di gesso di Bologna, lavorata con foglia d’oro e con pigmenti a tempera. Sul pannello di polistirene, lavorato all’acrilico con l’aggiunta di acidi, vernici e cere, unitamente all’applicazione di foglia d’oro, appare un’evocazione astratta del messaggio dell’icona stessa. È stata creata per l’edizione 2019 della Messa degli Artisti a Nizza, il cui tema era centrato sul “Miserere”, il magnifico salmo di invocazione in 23 versetti dell’Antico Testamento, dove viene implorata la misericordia di Dio per sollevare disperazione e ingiustizie umane. Il nome stesso di Pantaleone, che significa “Tutto-Misericordioso”, ha ispirato l’artista a scegliere questo santo, miracoloso guaritore dei mali del corpo e dell’anima, venerato ancora oggi dalla Chiesa Ortodossa, le cui reliquie si trovano in un monastero eponimo a lui dedicato sul Monte Athos. In quest’opera, il simbolismo dei colori, sia per l’icona che per la sintesi astratta, evoca il dialogo dell’anima con il Creatore, mentre il trattamento della materia in tecnica mista, con le rotture, le fratture, le cavità e le tracce di fuoco, richiama la sfera delle tenebre.
La divisione del pannello astratto in tre fasce orizzontali si ispira alle miniature degli antichi manoscritti ispano-moreschi; i colori riprendono quelli della veste del santo, come figura sull’icona, e ricordano sui tre diversi piani la vita di martirio e i miracoli compiuti. Così nella prima fascia, terzo inferiore del quadro nelle tonalità del rosso, c’è l’allusione alle ici torture subite dal Santo e, in particolare, al rogo su cui fu gettato il suo corpo dopo la demolteplecapitazione: quest’ultimo rimase intatto e fu seppellito da alcuni cristiani nel 305. Nella seconda fascia, terzo mediano nelle tonalità del verde, “palpita” la Vita che il santo venerava, senza cessare mai di portare assistenza e guarigione ai malati, ai prigionieri e ai più miseri; qui il verde evoca in particolare l’olivo, a cui fu legato San Pantaleone prima di essere decapitato: la pianta che si ricoprì di fiori al momento della sua morte.
Nella terza fascia, il terzo superiore nelle tonalità dell’oro, c’è il riferimento al legame sacro ed estremamente possente creato dal Santo tra il cielo e la terra, tra lo spirito e la materia; l’oro in particolare è evidenza visiva della Voce scaturita dai Cieli nel momento in cui San Pantaleone recitava la sua ultima preghiera. Sulla sinistra del pannello astratto, il motivo stilizzato di un caduceo ricorda le doti di guaritore di Pantaleone, rappresentate anche dal cofanetto dei semplici che si ritrova sull’icona e la forma del caduceo accenna anche al primo miracolo compiuto dal Santo quando incontrò sul suo cammino il corpo di un bambino morto per un morso di vipera; si mise a pregare intensamente per il suo ritorno in vita e per l’annientamento della stessa vipera, facendo il voto che si sarebbe battezzato nel caso si fosse verificato questo miracolo. La sua preghiera fu esaudita e Pantaleone divenne un ardente discepolo di Cristo fino alla sua morte in martirio.
Durante l’estate 2018, la prima composizione della Quadrilogia, intitolata “Le tredici lettere di San Paolo” fu esposta alla Collegiale nel quadro della Biennale OFF di Saint Paul de Vence. La seconda composizione intitolata “Oltre Santiago “ ha fatto parte del progetto “Costa Azzurra Cosmopolita” presentato alla Biennale nternazionale Donna – BID 2019 – a Trieste. La quarta composizione, attualmente in fase di creazione, sarà dedicata al San Giacomo dell’Apocalisse. Quindi è duplice linguaggio in cui l’icona rappresenta una finestra sul Mistero, sull’ Invisibile, sull’ Inafferrabile, che io interpreto secondo l’esperienza del mio mondo interiore in una chiave contemporanea adattata al contesto esteriore attuale. In tal modo procedo lentamente sulla strada dell’astrazione per costruire una relazione complessa con la realtà dell’icona: ciò mi permette di estrarne gli elementi essenziali per trasformarli in segni. Così ogni composizione della Quadrilogia diventa un segno unico, vivente, sempre nuovo, in cui la maestà della semplicità e dell’essenzialità porta alla contemplazione e rispetta la destinazione primordiale dell’icona, che consiste nell’accompagnare le Sacre Scritture, nella sua funzione descrittiva, riconoscendo nello stesso tempo all’arte astratta il suo ruolo di concettualizzazione dello Spirituale in forme ed in colori, nella sua funzione evocativa.
Caroll Rosso Cicogna