
Le potenziali tensioni di convergenza tra Arte e Scienza, soprattutto nell’ambito della medicina, sono stati i temi conduttori del convegno “Sogni & Voleri” nella sala San Domenico della Scuola Grande di San Marco, presso l’ospedale civile San Giovanni e Paolo di Venezia. Qui, nel suggestivo Portico delle Colonne, l’evento è stato aperto da una rassegna (dal 3 al 28 maggio) organizzata dall’Associazione “Paolo Rizzi” che ha riunito nell’occasione alte forme di artigianato con seducenti esiti d’arte veneti. Infatti le merlettaie veneziane della scuola “Settemani” di Annabella Doni hanno realizzato un’opera ispirata al disegno tratto dalla Scultura Trasparente di Gianmaria Potenza, un’incisione a mola su lastra di cristallo che al primo impatto appare come un ricamo di luce nello spazio. Il processo di traduzione di quest’opera nel merletto ad ago viene “raccontata” dalle immagini fotografiche di Matteo Danesin con sette dittici in bianco e nero, dove emblematicamente le mani di ogni merlettaia sono riprese assieme a quelle dell’artista. La ricorrenza del decennale dell’Associazione “Paolo Rizzi” ha trovato una valenza significante e simbolica di questa mostra, dove un gruppo di otto artisti (oltre a Gianmaria Potenza che è stato l’innesco creativo di tutta l’operazione, Piergiorgio Baroldi, Lorenzo Viscidi Bluer, Eleonora Bon, Libera Carraro, Bonizza Modolo, Michela Modolo e Renato Varese) che fanno parte del sodalizio, presieduto da Rina Dal Canton, esprimono nel linguaggio dei segni, dei gesti, delle materie e dei colori il senso profondo della vicinanza alle ragioni portanti del rapporto tra ricerca scientifica e prospettive reali di efficace contrasto alle malattie anche più rare.
Diversi per formazione e modalità espressiva, si incontrano nella comune piattaforma di un’attenzione vera per il problema; il loro immaginario pare distante dalla realtà, ma spesso è il preludio di traguardi del futuro prossimo. Tra il dato fondante della scienza e la leggerezza del desiderio è sottile la linea di congiunzione lungo cui i protagonisti affidano all’immagine dipinta il loro pensiero, partendo dal disegno articolato e labirintico di un artista di proposte raffinate e di contenuti intensi come Gianmaria Potenza, tradotto poi in manufatto d’arte dalle sette merlettaie di Burano. Piergiorgio Baroldi propone il mandala, opera di ascendenza orientale, una sorta di mappa della felicità da ritrovare nella geometria di luce, colori e segni. L’immagine di Lorenzo Viscidi Bluer parte dalla visione di un’indagine al microscopio per inarcarsi in uno spazio vivido di corpi e forze che alludono alle dinamiche dell’universo. Eleonora Bon dal nucleo geometrico centrale sviluppa una congerie di tracce, dove si combinano casualità del tratto e intenzione compositiva. Nella nervatura grafica del dipinto, sommosso da un fermento di segni, Libera Carraro fa emergere l’energia del pensiero sospinta sulle vie della ricerca. Bonizza Modolo delinea una prospettiva che parte dal rosso vivo del disagio fisico per uno sguardo prospettico su una parvenza di luce e quiete; Michela Modolo nella dialettica degli opposti trova una combinazione armonica di elementi tra loro divaricanti. Renato Varese affida alla potenza del simbolo l’efficacia di un racconto che si misura sul contrasto tra l’animale che sanguina e una sorta di sudario su cui si imprimono le evidenze del dolore patito.
E.S.